Mi sto preparando ad un nuovo viaggio con il mio team. Voglio concretizzare l’ impegno per lo sviluppo sostenibile che la mia azienda si è assunta a seguito della partecipazione alla Fiera Universale Expo Milano 2015, con un’altra iniziativa coerente, nelle terre dove il riso sfama e ricopre un ruolo sociale e culturale oltre che economico.
Quest’anno abbiamo deciso di toglierci la giacca e la cravatta per indossare stivali e casco, trasformandoci in motociclisti. Partirò da Pavia, la capitale dell’eccellenza del riso italiano, per arrivare fino in India, dove raggiungeremo i confini del Kashmir, e visiteremo il piccolo villaggio di Choglamsar, a 10 km dal distretto di Leh. Qui devolveremo materiale scolastico e riso necessari per un anno di fabbisogno agli alunni della scuola Lingshed Area Development Foundation, fondata dal Lama Changchub, che accoglie bambini dai 6 ai 16 anni. In India e attraverseremo la regione del Ladakh, il grande rifugio del Buddhismo Mahayana, passando per i passi di montagna himalayani, in una terra ghiacciata per otto mesi all’anno e riarsa per gli altri quattro.
La diretta di questa mia esperienza su risoscotti.corriere.viaggi.it
Nel riflettere sul dopo-EXPO, mi sono trovato a ripensare a quando abbiamo partecipato alla cerimonia del caffè etiope, presso il cluster del caffè, a fianco al nostro cluster del riso. E’ stato un momento ricco di rituali che mi hanno ispirato; un paese che, nell’era della globalizzazione vive ancora sospeso nel tempo , ha però la forza di valorizzare le sue risorse biologiche , in primis il caffè, facendone il perno della suo stesso stile di vita.
Ho deciso di andare di persona, insieme a un gruppo ristretto di miei collaboratori, in quei territori e di rivolgere a questo popolo un piccolo gesto di solidarietà, donando 175.000 porzioni di riso.
Solo un piccolo, rispettoso gesto, scaturito dalla voglia di fare impresa in modo diverso, perché sia di stimolo a tutti, per un futuro più armonico.
Il nostro viaggio in Etiopia è stato sicuramente una metafora del complesso cammino manageriale, ma anche un’opportunità di creazione di una squadra affiatata, base insostituibile di crescita del business. Nello stare a contatto con realtà locali così diverse, sentiamo come il ruolo che rivestiamo della nostra quotidianità si offusca, diventiamo tutti uguali e tutti ci dobbiamo mettere in gioco. Siamo usciti tutti dalla nostra zona di confort per affrontare il diverso. Comprendiamo meglio il significato del “team building” per sopravvivere in condizioni ambientali non semplici. Un viaggio che è stato non solo un investimento di denaro e di tempo, ma anche di cuore, un investimento che a fatto bene ai singoli e all’azienda. Un’opportunità per lavorare sul problem solving e per risaldare tutte le dinamiche del gruppo.
E’ lo spirito di una squadra quello che è emerso nel nostro viaggio, non un gruppo di amici in vacanza, ma un team abituato a “farcela” insieme. Si è creato un legame, profondo, che ritengo solido e vitale quanto l’amicizia. Perché affonda in comuni radici valoriali, in comuni obiettivi, nella consapevolezza della forza dell’agire comune.
Siamo tornati stanchi, ma molto soddisfatti e , sempre più consapevoli che solo insieme supereremo ostacoli e raggiungeremo ambiziosi traguardi.
Expo mi ha lasciato in eredità un nuovo modo di fare impresa, fatto di un impegno partecipato che può diventare lo spirito guida del nostro lavoro. Per 6 mesi siamo stati fianco a fianco con un paese molto diverso dal nostro, l’Etiopia: un paese dove il caffè, è la forza trainante dell'economia, dell'ecologia, della vita socio-culturale e spirituale dell'Etiopia. Nella cultura etiope significa ospitalità: invitare gli ospiti per un caffè è un'opportunità offerta da Dio per fare del bene. Io ho avuto l’opportunità di partecipare a questo “rito” e ne sono rimasto affascinato.
Ho saputo anche che il vivere quotidiano etiope, nell’era della globalizzazione, è sospeso nel tempo, segnato da profonde siccità, soprattutto nel nord del paese…. ho deciso di partire per quelle terre.
Nel mio viaggio sono stato accompagnato da un gruppo straordinario di miei collaboratori, con cui ho condiviso momenti duri, anche estremi. Insieme abbiamo superato tutte le difficoltà del territorio dell’Etiopia del Nord: la Dancalia, terra degli Afar e luogo con le condizioni di vita più dure del pianeta, le chiese rupestri patrimonio dell’Unesco, e gli stupendi paesaggi dell’altopiano, permeati della cultura copta che caratterizza l’Etiopia del Nord. Ridiscendendo lungo la vecchia strada costruita dagli italiani che collega la Dancalia con l’altopiano, per ammirare gli ambienti primordiali di Dallol, con le formazioni saline cristallizzate e la Piana del Sale - l’esteso bacino dove, nel mezzo del nulla, i cavatori di sale raccolgono il prezioso minerale e caricano muli e cammelli per portarlo ai mercati dell’altopiano come mille anni fa.
Abbiamo incontrato le popolazioni nomadi che vi abitano in condizioni davvero estreme, alle quali abbiamo rivolto un piccolo gesto di solidarietà; con il supporto dell’Ambasciata italiana ad Addis Abeba, abbiamo trasferito dall’Italia di 175.000 porzioni di riso. Veramente poca cosa per questi popoli fuori dal tempo!
Sono tornato in Italia con le tante emozioni positive generate dall’esperienza di un viaggio gravoso , arricchito da momenti condivisi con quella che considero la “mia squadra”; uomini con cui c’è un legame, profondo, che ritengo solido e vitale quanto l’amicizia, perché affonda in comuni radici valoriali, in comuni obiettivi, nella consapevolezza della forza dell’agire comune, nella voglia di farcela insieme!
Dopo circa un mese dall’apertura dell’Expo milanese, posso confermare l’importanza per Riso Scotti nell’essere Official Sponsor del Cluster Riso: portare in questo intreccio di gusti e culture la nostra esperienza del riso italiano sta valorizzando la tradizione e la tipicità del nostro paese e dei risi italiani, non vi è dubbio!
Sono molto soddisfatto, come imprenditore, perché giorno dopo giorno, i visitatori di Expo 2015 apprezzano il percorso tematico dei macchinari storici presenti davanti al cluster del riso e il racconto dei processi produttivi che da oltre 150 anni trasformano i nostri chicchi migliori per portarli sulle tavole di tutto il mondo anche attraverso la cultura del “risotto”.
Diffondere conoscenza e cultura del risotto è proprio uno degli obiettivi della nostra presenza in Expo: vogliamo valorizzare quella capacità tutta italiana - fatta di qualità e sicurezza della materia prima, unita ad una grande tradizione e competenza – di realizzare e proporre ricette che tutto il mondo ci invidia. Un esempio nasce dalla creatività e maestria dello Chef Ambassador Davide Oldani, che propone il piatto “Zafferano e Riso alla milanese D’O”, realizzato in esclusiva per Expo Milano 2015 con una speciale selezione di riso Carnaroli Scotti invecchiato 18 mesi.
Difficile spiegare a parole, è necessario assaggiare per comprendere: un’inedita esperienza sensoriale!
Expo è chiuso da qualche giorno: voglio valutare com’è andata.
In 184 giorni di apertura, Expo ha registrato 21,5 milioni di visitatori da 140 Paesi, con punte giornaliere record di oltre 270.000 ingressi. Il Cluster del Riso, presidiato dai nostri macchinari storici che raccontavano tutta la passione e la tradizione del nostro lavoro, è stato molto apprezzato non solo da chi ha avuto l’opportunità di visitarlo ma anche da parte di un network di 80 università in 29 Paesi che l’ha premiato per aver saputo riprodurre il contesto di una grande risaia e per aver proposto una visione del mondo in cui nazioni anche distanti tra loro possono condividere problemi e possibili soluzioni.
In questi sei mesi di lavoro abbiamo potuto incontrare parecchie delegazioni straniere – complessivamente, sono stati 60 i capi di Stato e di Governo e addirittura 300 le visite istituzionali salutate da Expo - Partecipare a molte di queste, ha consentito a Riso Scotti di aprire nuovi canali e mercati. Stiamo lavorando con la Cina, per concretizzare importanti accordi, ma anche su molti altri fronti internazionali: una svolta epocale, in termini di crescita e di valore, per la nostra Azienda.
Per finire, ma tutt’altro che secondario, l’innovativa proposta gastronomica creata con lo Chef Ambassador Davide Oldani, che tutte le delegazioni governative dei vari Paesi, nonché le nostre principali autorità istituzionali - Presidente della Repubblica e Presidente del Consiglio in primis – hanno voluto degustare al Chiosco D’O all’interno di Expo: il piatto “Zafferano e Riso alla milanese D’O”, realizzato con la nostra speciale selezione di Carnaroli invecchiato è diventato il piatto-simbolo di Expo, contribuendo in modo significativo a diffondere quella conoscenza e cultura del risotto made in Italy.
Posso sicuramente dire : “Missione compiuta”! Expo ha rappresentato un impegno formidabile, ripagato da un grande successo, ed ha aperto alla mia azienda nuovi, ambiziosi percorsi.
Quando rifletto sulla mia azienda, il mio primo pensiero è che non va avanti solo se è brava; devono coesistere i valori di onestà, dedizione, rispetto delle persone... e le persone devono lavorare con me, non sotto di me.
Lavoro con i miei manager seguendo i concetti ispiratori della mia gestione aziendale: prima di tutto la qualità anche nelle risorse umane e quindi, il manager giusto al posto giusto.
Lascio ampia e piena delega a livello di execution in tutti gli ambiti aziendali e ciò mi consente di avere persone motivate a far propria la progettualità aziendale.
Faccio della chiarezza un punto essenziale, per questo tengo molto a tutto i meccanismi di comunicazione e di condivisione, formali e informali: dedico parte del mio tempo per brevi incontri quotidiani con le persone, ci parliamo con semplicità e franchezza assoluta.
Spingo alla proattività; in un clima aziendale positivo lascio liberi i miei manager di esprimere le proprie idee e soprattutto contribuire al miglioramento con idee nuove.
Tutto questo da forma e sostanza all’efficienza del sistema azienda, con canali di comunicazione aperti, allargati, costanti e veloci.
Il turn over dei manager, e più in generale dei miei dipendenti, è vicino allo zero, dunque le persone “stanno bene”, sono coinvolte nella progettualità aziendale... lavorano con me!
Occorre prendere atto che ci troviamo, vorrei dire specie in questo paese, in una nebbia dove i manager che dovrebbero indicare la strada, sono i primi ad essere confusi e disorientati.
La nebbia non è solo dei manager ma è congiunturale, di questo nostro tempo. E chi si trova a dover guidare, dirigere, nella nebbia, può avere momenti di smarrimento e difficoltà. Ecco che per un manager diventano importanti la capacità di vedere oltre cortina e di infondere quella sicurezza che fa sì che il gruppo segua coeso.
Il gruppo è una grande forza, capace a sua volta di sostenere il cammino del “capo”.
Il nocciolo per uscire da questa nebbia è il rapporto con gli altri, la capacità di fare squadra.
Oggi spesso un manager lavora “a vista” nel mezzo di un pessimismo dilagante, di vincoli congiunturali e normativi e di una competizione agguerrita.
Bisogna pensare che un lavoro non è mai uguale ad un altro.
Bisogna sapersi appassionare, dedicare. Bisogna riconoscersi e scegliersi.
Il raggiungimento di un obiettivo non deve essere mai scontato e sterile: deve essere una gratificazione personale che spinge avanti con entusiasmo.
A chi mi chiede come mai non ho cariche onorifiche e faccio solo l’imprenditore rispondo: "Per carità!".
Per due motivi: ritengo che le aziende per funzionare davvero necessitino il massimo della presenza (fisica e mentale). Forse io esagero (la mia famiglia sostiene di sì), ma sono in ufficio dalle 8.15 fino alle 19.00. Non avrei tempo di qualità da dedicare seriamente ad altro. E poi la verità è che io amo immensamente quello che faccio e che penso di saper fare: non potrei fare altre cose meglio. Io sono uomo di mercato: il mercato mi affascina, perché penso che sia proprio lui a dettare gli indirizzi, a tracciare le strade future. E ascoltarlo, comprenderlo, magari cercare anche di anticiparlo e farsi trovare pronti... è un lavoro a tempo pieno che non lascia spazio ad altro!
Non esiste l'imprenditore part time. Se decidi di essere imprenditore, devi dedicare il 100% del tuo tempo all'azienda. Credo che l'imprenditore debba metterci l'anima in azienda, altrimenti è meglio che smetta,
che venda o che chiuda.
Ci sono attività che io svolgo quotidianamente, da sempre, con puntualità e rigore quasi maniacale; una delle più importanti è il controllo a campione della qualità della materia prima.
Tutti i giorni alle 15.20 mi riunisco con il team dedicato e verifico le diverse varietà di riso che saranno poi lavorate nello stabilimento Se vuoi fare l'imprenditore e durare negli anni, devi esprimere valori e tramandarli attraverso le generazioni; il valore della qualità è per la mia azienda immutato da oltre 150 anni.
Il bel tempo e il mal tempo sono un dono del tempo ma non durano nel tempo.
E' una frase che aiuta la mia vita di imprenditore fatta di grandi soddisfazioni e di momenti meno sereni.
Quando le cose vanno bene devi gioire, ma sapere che poi arriveranno dei problemi, e quando hai dei problemi devi dirti che le cose passeranno e che tra un po' andranno ancora bene!
Mi piace essere creativo e non mi piace la routine; per questo, quando posso, cerco di delegarla. E spingo i miei manager a fare la stessa cosa, ad esercitare la creatività per vedere oltre...
Il carattere, prima ancora delle competenze tecniche, è ciò che guardo immediatamente in una persona. È fondamentale per me che una persona sia entusiasta, passionale, e solo dopo prendo in considerazione la sua competenza professionale. Il mio direttore generale ideale? Deve essere vicino all'azienda, soffrire e godere con l'azienda e con me: non solo bravo e preparato, ma appassionato!
Poco tempo, tante informazioni in entrata e in uscita da gestire … Quanta curiosità … Il desiderio di parlare con la gente, di sapere cosa pensano coloro che acquistano un prodotto con il mio nome, cosa li spinge a comprarlo, a ricomprarlo o a non comprarlo … Come fare per comporre tutti questi tasselli? Come fare per generare un interscambio così aperto e allo stesso tempo veloce? Come poter aprire una finestra sul mondo, restando ancorato alla mia scrivania di manager-imprenditore che ama troppo "stare sul campo"? Ne ho parlato con i miei che si occupano di comunicazione e la soluzione che mi ha proposto la divisione web mi è piaciuta: SOCIAL. Le parole del mio team mi hanno entusiasmato, ed eccomi qui, in uno spazio dove racconterò, converserò, ascolterò e leggerò, sperando che in tanti abbiano voglia di scambiare opinioni, spunti e proposte. Voglio aprire un canale di conversazione a tutto tondo fra il mondo imprenditoriale e la quotidianità, tra un imprenditore come me e le persone alle quali tento di rivolgermi ogni giorno con il mio lavoro. Dedichiamoci del tempo di qualità: è il bene più prezioso.
"La storia della mia azienda nasce più di 150 anni fa e mi sono convinto che anche nella quotidianità del suo operare l' impresa possa creare sapere privilegiando la cultura nelle strategie di comunicazione. La necessità di custodire, accanto ai prodotti, le testimonianze, di raccogliere la documentazione del percorso imprenditoriale, di andare alle radici della storia aziendale e delle tradizioni del settore. Alla base della cultura di un'impresa ci sono i valori del rischio e dell'intraprendenza, il gusto dell'innovazione, l'etica della responsabilità, il piacere della scoperta, la volontà di cambiare uno stato di fatto per affermare un nuovo prodotto o per uscire da un vecchio mercato..." - Dario Scotti
Cerco di non dimenticare mai che prima del prodotto viene il produrre, l'insieme di saperi specialistici, l'insieme delle persone che vi lavorano, quel capitale sociale che caratterizza ogni impresa e la rende diversa dalle altre, ne definisce la storia e l'identità.
Sono una persona dall'emotività forte, lavoro con il cervello ma mi faccio prendere dalle emozioni e dall'entusiasmo. Talvolta questo è un boomerang perché, in certi momenti, quando le cose non vanno per il verso giusto, sono meno concentrato. Tendo a generare troppe aspettative anche nelle persone a cui sono legato affettivamente, ea che non meritano di essere sottoposte a tutto questo stress.